Macchine utensili giù per l'isteria legislativa

Dettaglio degli ingranaggi di un macchinario industriale.
Segno negativo, per usare un eufemismo, per gli ordini di macchine utensili. La richiesta cola a picco nel secondo trimestre 2019. L’indice Ucimu, che rappresenta gli ordini di acquisti sul mercato interno ed estero, segna il -31,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno 2018. 

La perdita sui fatturati, secondo le stime, si è attestata intorno ai 300 milioni di euro in meno. Non noccioline per un settore in contrazione dopo anni di crescita. E all’orizzonte si intravedono ancora nuvoloni. Nel 2020 la musica non cambia: anzi, la produzione registrerà un -8,4% con un calo di dieci punti in Italia e oltre cinque all’estero. Nel calderone delle concause si mescolano schizofrenia legislativa, Brexit e anche il calo del settore delle auto in Germania. 
Alle autorità di governo chiediamo di abbandonare la logica dell’intermittenza – ha dichiarato Massimo Carboniero, presidente dell’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili – e di prevedere un pacchetto unico per la crescita di impresa, strutturale, liberato cioè dalle annuali attese e incertezze legate alla possibile riconferma di ciascuna delle misure in esso inserite.