Di padre in figlio

Foto dell'interno del laboratorio di Calzoni Assemblaggi.
Da un’analisi dell’Associazione italiana delle aziende familiari In Italia, si registra che circa il 70% delle imprese con un fatturato compreso tra 20 e 50 milioni di euro sia a matrice familiare. Di queste, il 25% è guidato da un leader di età superiore ai 70 anni.

Il tema della successione alla guida dell’organizzazione si pone dunque fisiologicamente. Fase non certo semplice quella della transizione, considerando come spesso al gap generazionale si aggiunga una diversa visione del futuro aziendale determinata dalla natura “digital” delle conoscenze in capo alle nuove generazioni. Aspetto che rischia di creare profonde fratture tra le visioni sul futuro.

Affinché questo processo di rinnovamento ai vertici delle imprese si attui nel modo più sereno e proficuo possibile, è necessario fare attenzione a una serie di condizioni che è opportuno creare all’interno dell’organizzazione, a partire da una scrupolosa pianificazione che prenda in considerazione tutti gli aspetti strategici, gestionali e patrimoniali legati all’arrivo dei nuovi vertici.

Inoltre, in questo delicato passaggio, può essere determinante il ruolo attivo di “attori terzi” esperti di change management. Questi possono apportare alcuni vantaggi essenziali, come colmare eventuali carenze di conoscenza dell’imprenditore, portare a patrimonio comune le best practices che hanno sperimentato nel corso della loro attività professionale e dare rilevanza ai focus di natura tecnico-economica piuttosto che alle dinamiche familiari ed emozionali.